Per inaugurare questo mio spazio su Italian Impact scelgo un momento quantomai incerto nella vita della TNA, un momento pieno di rischi, ma anche di promesse e potenzialità senza precedenti. Siamo alla vigilia di Bound for Glory, ma non sono pronostici quelli che voglio fare (per quelli c'è ancora tempo), quanto alcune considerazioni sulle storyline attualmente in onda e su quello che possono significare per l'affermazione (o la mancata affermazione, se è per quello) della compagnia.
Da ormai due mesi si sta giocando, trasversalmente alle diverse faide in corso, una über-storyline che coinvolge un po' tutti, ed è quella del *rispetto* che i giovani del business dovrebbero ai veterani. Protagonisti assoluti della vicenda, Sting e Jeff Jarrett, coprotagonisti (e non da poco) Kurt Angle e Samoa Joe, comprimari di lusso AJ Styles, Christian, Booker T, Mick Foley, ma in realtà - in misura maggiore o minore - tutto il roster. Scagli la prima pietra chi non ha pensato: no! Di nuovo New Blood vs. Billionaires' Club! Ma Russo ha manie suicide? Forse che la risposta al tormentone Who is Suicide? è proprio Vince Russo!? La storyline dei vecchi che ostacolano l'affermazione dei giovani è stata - a dire di molti - uno degli ultimi chiodi che nel 2000 hanno sigillato la bara della WCW. E l'insistenza con cui nei vari promo - bellissimi, peraltro - di Sting e Double J si fa riferimento alla fine della compagnia di Atlanta potrebbe sembrare o di cattivo auspicio o una excusatio non petita da parte dei booker. Ma qui siamo in una situazione diversa: se è vero che Sting ha modificato di propria iniziativa il testo che gli avevano scritto per un suo heel turn, trasformandolo il un promo face da urlo, ebbene, la storyline ha preso subito una piega diversa, più simile ad un tweener vs. tweener di massa. Dopotutto, come si spiegherebbe il recente accanimento di Samoa Joe su Sheik Abdul Bashir, ingiustificato in un face puro? Oppure, che dire del frequente dito medio esibito dai MCMG ai veterani? Saranno mica buoni, quelli, no? Oppure ancora, lo status dubbio di Christian Cage... insomma, le carte restano ben mescolate e i ruoli molto poco distinti, il che è un bene per la qualità dello spettacolo e dell'incertezza dei risultati. In altre parole, possiamo ben sperare che le orme della WCW non vengano seguite.
Anche perché, e qui veniamo al dunque, oggi la TNA rischia di affermarsi come mai era riuscita in passato: non stiamo parlando certo di insisiare la corazzata di Vinnie Mac, beninteso. Però di TNA si parla, si parla di frequente e si parla bene (a parte Angle sul Sun, ma quella è un'altra storia): gli addetti ai lavori ne tengono sempre più spesso conto, gli appassionati sono sempre più incuriositi dalle sue evoluzioni. Gli acquisti eccellenti (ultimo in ordine di tempo ma non per importanza, Mick Foley) hanno certo catalizzato l'attenzione dello spettatore occasionale, ma se la compagnia piazzerà un Bound for Glory anche solo vicino per qualità a quello dell'anno scorso, beh, allora qualcuno passerà ad essere spettatore regolare, e magari a lasciare la WWE alla stasi creativa che la sta affliggendo. Solo se, però (ed è un però grosso quanto il Terrordome, pardon, lo Steel Asylum), la TNA continuerà a mostrare dinamicità creativa e originalità. Sulla qualità del wrestling lottato non credo ci siano più dubbi, sulla qualità di tutto ciò che lo circonda e gli dà un senso stiamo camminando sul filo del rasoio. Quello che separa la vaccata già vista otto anni fa da qualcosa di avvincente e che ti obbliga a sintonizzarti ogni settimana su SpikeTv.
I presupposti di un successo ci sono tutti. It's showtime!
Faramir
lunedì 6 ottobre 2008
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